domenica 22 gennaio 2012

Si scrive fortuna, si legge City

Quello sull'esistenza di Dio è un dibattito eterno, a cui spesso gli uomini non riescono a dare una spiegazione soddisfacente. Per quello che ha vissuto oggi, di certo, Mancini avrà invece le idee piuttosto chiare a riguardo. Dio esiste, eccome se esiste. E tifa Manchester City, peraltro. E' l'unico modo per spiegarsi il senso dei mirabolanti 90' dell'Etihad Stadium, con cui i tifosi dei Citizens hanno toccato l'apice di una serie immane di aiuti della dea bendata, iniziata con il rilevamento della società dello sceicco Mansour, proseguita a suon di cifre esorbitanti in sede di campagna acquisti e concretizzatasi definitivamente forse proprio oggi, quando il City fa un passo decisissimo verso la conquista della Barclays Premier League.

E pensare che i primi 45 minuti sembrava potessero dare un esito molto meno eclatante ad una partita molto bloccata e piuttosto povera di emozioni. Le squadre conoscevano bene l'importanza del match: per il Tottenham la trasferta di Manchester aveva tutta l'aria di essere l'ultima chiamata per continuare a sognare la vittoria finale. Un sogno apparentemente irrealizzabile ed irrazionale ma che, per lo straordinario gioco mostrato dagli Spurs, è molto più realistico di quanto non dica il conto in banca e il numero di milioni spesi del team del nord di Londra. Il City invece sapeva bene che il match odierno poteva essere uno degli ultimi ostacoli verso il tanto agognato titolo. Questo è stato ciò che le squadre hanno detto nel primo tempo, mostrandosi attente (anche al punto di snaturare il proprio modo di giocare, come nel caso del Tottenham) e tatticamente composte. Con la ripresa, il match ha preso tutta un'altra piega, iniziando a risarcire gli spettatori delle emozioni che s'aspettavano da un match che statisticamente si presentava leggendario alla vigilia. A sbloccare il risultato ci pensa Nasri, imbeccato da Silva. A distanza di pochi secondi è Lescott a trovare la via della rete con una dinamica quasi rugbistica. Assoluto black-out del Tottenham, il cui destino sembrava ormai compromesso. Stefan Savic, mastodontico centrale montenegrino, feticcio di Mancini per qualità onestamente criptiche, decide però di riscrivere il copione del match, destinato ormai verso una pressoché scontata vittoria del City. L'ex Partizan svirgola malamente il pallone di testa, dando un imprescindibile aiuto a Defoe che può colpire indisturbato alle spalle di Hart riaprendo la partita. Passano solo 5 minuti ed è un Bale fino ad allora piuttosto confusionario e poco ispirato a trovare la via della rete con un antologico sinistro a giro che stampa il punteggio sul risultato di parità. Per il City il più classico esempio di doccia fredda, per il Tottenham un incentivo a provare a guadagnare addirittura l'intera posta in palio. Le squadre cambiano volto: entra Balotelli, entra Livermore, escono Dzeko e Van der Vaart. Nel finale è il Tottenham a cercare con più insistenza la rete, ma arrivati al 90' i giocatori sembravano avviarsi verso il tacito compromesso di non farsi più del male. Sembrava questa l'idea del Tottenham quando con una serie stucchevole di passaggi manovrava il pallone a centrocampo finché Modric decide di provarci un'ultima volta servendo Bale sul filo del fuorigioco. Il gallese avanza, corre e brucia sullo scatto l'avversario diretto servendo un pallone al bacio per Defoe che, in condizioni precarie, a pochi centimetri dalla porta difesa da Hart calcia malamente a lato. Bastano pochi secondi, pochi secondi dal momento in cui il Tottenham aveva toccato il cielo con un dito assaporando un vantaggio sin troppo importante per le proprie sorti in campionato, pochi secondi ed il match cambia totalmente faccia. Balotelli avanza palla al piede e viene brutalmente falciato da King: Webb, pur con un po' di titubanza, sa bene che non può esimersi dall'indicare il dischetto. Balotelli prende la mira, tira, spiazza Friedel: il City batte il Tottenham per 3-2 nel più adeguato ed esaustivo esempio del peso che la fortuna ricopre in questo sport. E Mancini, allenatore della squadra più spendacciona del mondo ma con un gioco neanche lontanamente all'altezza delle spese, dovrebbe saperlo fin troppo bene. 

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7 commenti:

  1. Savic è colui che fu capace 10 giorni fa di far sembrare Carroll un giocatore di calcio XD (e lo dico da tifoso del Liverpool).

    Riguardo Balotelli comunque doveva pure essere espulso per una scarpata in testa a Parker; riporto le dichiarazioni di Redknapp: "It looked like a penalty, I've not seen a replay, but the boy who scored the penalty shouldn't have been on the pitch. He kicked Scott Parker in the head. He does it a lot, he backheeled him in the face and cut his head. No one can make excuses that he didn't do it, anyone can see he did do it." Why always him? XD

    Cristiano

    P.S.: complimenti per il blog ;)

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  2. Già, Savic è un danno, non so cosa abbia visto in lui Mancini. Si, l'espulsione ci poteva stare ma non sono sicuro che sia stato volontario. Secondo me cercava il terreno per appoggiarsi e mantenere l'equilibrio, comunque credo che il match ci offra ben altri spunti su cui discutere. Ciao Cristiano, e grazie dei complimenti! Continua a seguirci :)

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  3. maurinho, mancini, vilas boas, sono solo alcuni nomi di " allenatori " che di calcio non sanno niente, ma hanno la fortuna di allenare squadre con soldi, almeno possono comprare chi vogliono, una volta nel calcio c'erano allenatori che insegnavano calcio, dove solo con due o tre giocatori di valore vincevano.

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    1. e chi sarebbero sti allenatori di una volta? magari sacchi e capello che hanno vinto senza i soldi, ma fammi il piacere va da che mondo e mondo hanno sempre vinto gli allenatori delle società più ricche purtroppo è cosi e sarà sempre cosi ciaoooooo

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  4. Condivido il succo del tuo discorso, le abilità di un'allenatore si vedono in circostanze diverse, basta vedere che il mio idolo assoluto è Brian Clough, uno che vinse la Coppa dei Campioni (due volte) con il Nottingham Forrest, illo tempore una squadra provinciale e poco quotata. Ciao!

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  5. www.pianetasamp.blogspot.com

    Se Dio esiste di cognome fa Mancini: Samp nell'era Mantovani, Lazio nell'era Cragnotti, Inter post calciopoli e Manchester con Mansour come proprietario, sempre al posto giusto nel momento giusto...e poi dicono che la fortuna non esiste...ciao!

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  6. Veramente baciato dalla fortuna. Anche se da calciatore meritò ognuno dei successi che raggiunse. Effettivamente però la sua carriera da allenatore è stata fortemente agevolata dalla fortuna. Ciao Andrea!

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