sabato 10 dicembre 2011

La 125esima candelina sulla torta dei Gunners si chiama Van Persie

Non è stata una giornata come le altre all'Emirates. E non per il match in programma, non sembrava così spettacolare la prospettiva di affrontare l'Everton spaesato e indefinito tanto distante da quella squadra che una volta faceva tremare le grandi, Gunners inclusi. Piuttosto i tifosi del club londinese ricorderanno questo giorno perché oggi l'Arsenal ha festeggiato il compleanno: ben 125 gli anni compiuti dal club del Nord di Londra. Ecco perché a inizio gara è stata concessa la passerella a gente che come Wilson, Court, McLintock, Graham, Nelson e i più recenti Parlour, Lauren, Pires oltre ovviamente ad Henry, è stata parte integrante della memorabile storia del club. Tangibile la viscerale richiesta del calorosissimo pubblico dell'Emirates (oltre 60mila spettatori) di coronare una così importante ricorrenza con una vittoria fondamentale anche per le ultime residue speranze di titolo. A capitanare i Gunners c'era, manco a dirlo, Robin Van Persie, i cui numeri altisonanti raccontano quella che sinora è stata una stagione semplicemente da sogno. Eppure non inizia benissimo il capitano olandese, qualche palla persa e un po' di naturale pressione scaturita dalle ingombranti presenze dei mostri sacri dell'Arsenal, che vedendo il numero 10 destreggiarsi per il campo hanno riconosciuto colui che di fatto ha raccolto la loro eredità e che è l'unico vero timoniere del presente e del futuro della squadra londinese. Probabilmente, guardandolo con un sorriso stentato, Henry avrà pensato che Van Persie non fosse poi così fenomenale come giocatore ma che anzi i campioni avessero ben altra stoffa. O quantomeno questa sarebbe stata una reazione naturale alle giocate stentate e imprecise dei primi 70 minuti del talento nativo di Rotterdam. Sbagliare una partita dopo un così prolifico inizio sarebbe stato assolutamente normale, eppure Robin non ne sembrava molto convinto e anzi, da personaggio molto ambizioso qual è, provava in tutti i modi a farsi valere, stimolato da una sfida troppo affascinante per essere persa: dominare il più impervio dei confronti, quello con la storia. E così, quando il cronometro recitava il 25° minuto del secondo tempo, Koscielny appoggia il pallone a Song, il quale decide di dare l'ennesima prova del più che sopraffino bagaglio tecnico che ha messo su, destinando un pallone al bacio per Van Persie. L'olandese, al vertice sinistro dell'area di rigore, troppo ingolosito dalla prospettiva di accarezzare il pallone col suo magico sinistro, colpisce al volo e pietrifica Howard insaccando sul secondo palo. Un gol assolutamente eccezionale. Un movimento angelico, coordinato alla perfezione da un corpo la cui eccessiva fragilità ha probabilmente privato uno dei talenti più evidenti e spettacolari del nostro calcio di quel tipo di carriera che avrebbe meritato. Ennesimo saggio della sua eleganza, ennesima prova dell'indiscutibile primato che ricopre per talento e nobiltà calcistica. Tutti in piedi all'Emirates, con Henry impegnato in un applauso scrosciante quasi a farsi perdonare per un giudizio che troppo frettolosamente sembrava aver dato. La 125esima candelina sulla torta dei Gunners si chiama Robin Van Persie.
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