martedì 19 giugno 2012

Da Piovaccari a Eder: la favola blucerchiata

E' andata esattamente come doveva andare. Risalire in A era il diktat imposto sin da subito dal popolo blucerchiato, l'innocente speranza con cui celare il sapore amaro lasciato da una retrocessione semplicemente apocalittica. I presupposti in effetti c'erano: il trio Sensibile-Bertani-Piovaccari rappresentava il top di quanto la scorsa stagione di B aveva offerto, e la scelta del mister, Atzori, per quanto criticata e mai pienamente accettata, sembrava potesse imprimere alla Sampdoria un trend giovanile e vincente. La proprietà ha investito tanto e oltre a Bertani e Piovaccari, sono arrivati Costa, Rispoli, Foggia, Bentivoglio, Castellini e dulcis in fundo Romero, la testimonianza più tangibile delle intenzioni societarie.


L'inizio, per la verità, è stato molto contratto, e dai pareggi iniziali, intervallati dai trionfi di Bergamo ed Empoli e dal roboante 6-0 inflitto al Gubbio, si è giunti ben presto all'interno di una fitta crisi di risultati, scaturita dalla clamorosa debacle interna contro il Torino, in un match di cui la Sampdoria aveva, per larghi tratti, dominato l'andamento. Gli esperti del settore iniziarono dunque ad aprire gli occhi e ad accorgersi che la squadra assemblata da Sensibile, per una lunga ed intricata serie di situazioni (in primis la presenza asfissiante dello zoccolo duro della Sampdoria disastrata della retrocessione) era ben lontana dall'essere una corazzata, criticando così quello stesso mercato che pochi mesi prima avevano promosso a pieni voti. Il fondo la Sampdoria l'ha toccato a fine ottobre: scendere in campo in un S.Francesco d'Assisi (di Nocera Inferiore) così scevro di tradizione calcistica sembrava essere un colpo sufficientemente grave per la storia della Sampdoria, e invece quello che si è dimostrato persino più tremendo è stato il risultato: un 4-2 che fa esaltare i tifosi nocerini e tremare la panchina di Atzori. Il tecnico di Colleferro trova acqua nel deserto con la vittoria contro il Crotone, ma la sabbia nella sua clessidra stava inesorabilmente terminando. E' la sconfitta interna contro il Vicenza che segna l'apice delle contestazioni e di una crisi di gioco e di risultati che accompagnava il cammino dalla Sampdoria da quasi un anno ormai. E' anche l'ultima partita di Atzori sulla panchina blucerchiata.


Esonerato Atzori, è Iachini a guadagnare il timone della traballante nave blucerchiata. Con il tecnico ascolano però, le cose non sembrano migliorare e il gap che divide la Sampdoria dai playoff è ancora piuttosto ampio. I tre pareggi iniziali non sembrano però preoccupare l'ex tecnico del Piacenza, che alla Sampdoria e ai suoi atterriti tifosi chiede solo una cosa: il tempo. La Sampdoria però perde a Pescara e inaugura il 2012 nel peggiore dei modi con il gol del sampdoriano Damonte che nei minuti di recupero designa la vittoria del Varese. Inizia un nuovo periodo di crisi e si ventila persino l'ipotesi di un ritorno dell'esile Atzori. Sensibile prende nota degli errori fatti in passato e li corregge mettendo in atto un totale processo di ricostruzione nel mercato di gennaio. Partono Bentivoglio, Accardi, Piovaccari e Dessena e giungono all'ombra della Lanterna oltre a Juan Antonio e Berardi, anche Pellè, Munari, Renan e, a seguito di estenuanti trattative, Eder. Ma soprattutto è partito Palombo, leader ed effigie dell’ultima decade blucerchiata, il cui impiego per ragioni tattiche e psicologiche limitava il resto della squadra.

La rimonta inizia con l'inaspettata vittoria di Padova, e prosegue anche dopo la sconfitta con il Torino, a seguito delle confortanti vittorie ottenute contro Verona ed Empoli. I playoff da utopia (a gennaio i punti dal sesto posto erano 11) diventano un obiettivo concreto a cui la Sampdoria punta con inesauribile fermezza. La squadra cambia totalmente volto: la manovra è adesso più fluida e l'estro di Juan Antonio e Foggia ben coadiuva il vigoroso centrocampo orchestrato dall'insostituibile Obiang e dagli ottimi Munari e Renan. La vera forza della Sampdoria di Iachini però, oltre ad una difesa sempre più solida ed inespugnabile, è l'attacco: Eder e Pozzi sono decisivi per la risalita della Sampdoria, ed è in particolare il cambio di marcia del brasiliano a determinare le ultime e decisive vittorie in campionato. La ciliegina sulla torta è la rete all'esordio di Mauro Icardi che permette alla Sampdoria di espugnare Castellammare di Stabia. La rimonta è compiuta, la Sampdoria si guadagna l'opportunità di giocarsi i playoff contro Sassuolo, Verona e Varese e si concede la passerella nelle ultime due uscite della regular season.


Alla trama mancava ormai solo il lieto fine per consacrarsi come favola. Quello la Sampdoria intendeva conquistarsela sul campo, coprendo ognuno di quei centimetri di cui Al Pacino parlava nel suo antologico discorso in "Ogni Maledetta Domenica", scongiurando un Rosenberg 2 con bravura e tenacia. No, la Sampdoria proprio non voleva sgretolare l'ennesimo sogno conquistato e costruito con così tanta fatica. Nulla ha potuto il Super Sassuolo di Fulvio Pea, la squadra che insieme a Pescara e Torino ha ininterrottamente dominato la Serie B, che si è dovuto arrendere all'umiltà e all'abnegazione di una Sampdoria scintillante all'andata ed eccessivamente sofferente al ritorno. Nemmeno il solido Varese di Maran ha sbarrato la strada alla Sampdoria, e ai colpi di Rivas e De Luca, i doriani hanno reagito col cuore, quello del capitano Gastaldello, che ha vissuto nel proprio elettrocardiogramma le gioie di Palermo, la delusione europea e la desolante retrocessione. E' lui a sancire la vittoria nell'andata ed è sempre lui nel ritorno ad erigere insieme al promettente Rossini un muro che nè Granoche nè Plasmati possono abbattere. Il finale era scritto: la Sampdoria stava correndo verso la A, tenace ed inesauribile proprio come Rispoli che, al 90' dell'ultima di una serie infinita di partite raccoglie le forze per un ultimo e decisivo sforzo prima di cedere il pallone a Pozzi. L'emiliano prende palla, guarda repentinamente Bressan: i cuori blucerchiati si fermano e accumulano l'insieme di sentimenti di una storia recente eccessivamente travagliata. Pozzi tira: è gol. I cuori tornano a pulsare e colorano l'Ossola di blucerchiato. Impazzisce anche il piazzale Kennedy così come le case, i salotti e i bar in cui ogni sampdoriano foresto seguiva con attenzione l'andamento del match. La Sampdoria è in A, è giusto così, ce lo siamo meritati.

Potete leggerlo su Sampbook

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