venerdì 16 novembre 2012

Non è solo calcio: l'incredibile storia che accompagna MK Dons vs Wimbledon


Il Milton Keynes Dons F.C. dirà poco alla maggior parte degli appassionati di calcio: qualcuno, bazzicando i punti scommesse e destreggiandosi tra palinsesti e classifiche, potrà sapere che milita in League One; i più informati sapranno che si tratta di un club ambizioso e che punta ad accedere ai Play-Off e quindi alla promozione in Championship. Non tutti sapranno però che questa squadra è protagonista di una delle storie più controverse e sensazionali degli ultimi anni del calcio inglese: la sua nascita (2004) è coincisa con la morte di una delle società più caratteristiche del footie inglese. Si tratta del FC Wimbledon, che, dopo il fallimento, è stata spostata da Londra a Milton Keynes e sostituita con una società priva di ogni legame storico con il Wimbledon e, di fatto, creata ex novo, cioè proprio gli MK Dons (Dons deriva proprio dal nickname tipico degli allora gialloblù londinesi). La decisione ha alimentato feroci malumori presso i tifosi del Wimbledon che, per amore della propria squadra del cuore hanno rifondato il club (nel 2002) ottenendo il marchio e i trofei appartenenti al palmares del club (in cui compare una più che dignitosa FA Cup). 
A distanza di dieci anni, le strade dei due club si sono clamorosamente incrociate: il destino ha voluto che MK Dons e Wimbledon (ora in League Two) si giocassero l'accesso al terzo turno di Fa Cup. Non c'è molto da dire, la storia in questione è semplicemente quello che ogni sceneggiatore o scrittore vorrebbe avere per le mani per ispirare il proprio film o libro. All'MK Stadium non ci saranno solo 22 giocatori: riecheggieranno dieci anni di rancore, la voglia di rivalsa e la sete di vittoria alimentatesi nei cuori di chi ha visto perire la propria squadra del cuore e nascerne un'altra sulle ceneri della stessa. E' la nemesi storica che i tifosi del Wimbledon hanno pregustato, sognato e probabilmente mai pensato di vivere realmente.
Questo però i tifosi del Wimbledon non lo ammetteranno mai. Anzi, molti di essi non andranno a vedere la partita perché non vogliono dare soldi a una società che, secondo loro, nemmeno dovrebbe esistere. Si sentono superiori, camminano a testa alta: questo match è per loro motivo di orgoglio perché sottolinea lo straordinario successo che il club ha avuto sapendo risorgere con grande efficacia e celerità (partiti dalla nona serie inglese, i Wombles hanno raggiunto la quarta in dieci anni). C'è uno straordinario carattere di stile ed originalità anche in reazioni come queste. Uno stile che sembra appartenere a tempi passati e che ci fornisce il reperto del calcio sano e genuino, un calcio che non c'è più.
Da Milton Keynes invece, si avverte un certo imbarazzo: Pete Winkelman, proprietario nonché fondatore del Milton Keynes Dons Football Club, è tornato a parlare dell'accaduto non nascondendo un pizzico di rammarico per la decisione presa: "Non sono affatto orgoglioso di come il club sia nato. E' molto difficile per me convivere con questo, la cosa ferisce personalmente me più di chiunque altro".
Winkelman è stato oggetto di critiche dei tifosi del Wimbledon ma anche di molti altri appassionati del gioco per la cinica scelta di trasferire un club dalla sua città originaria: "In realtà però molti immaginano la cosa in un modo diverso da come sia realmente avvenuta. Non sono stati i miliardari proprietari norvegesi (da cui Winkelman ha comprato l'AFC Wimbledon, ndr) a spostare il club a Milton Keynes, nè io, ma un curatore fallimentare che avrebbe liquidato il club se non fossero arrivati i soldi dovuti. E l'unico modo per ottenerli era spostare il club a Milton Keynes."
C'è tanto calcio inglese in tutto ciò. La signorilità e la pacatezza di tifosi che non vogliono spaccare il mondo, ma semplicemente affermare, con grande garbo, la superiorità della propria squadra, molto probabilmente sconvolge le idee di chi già immaginava tifo frenetico, spettacolo sugli spalti e magari qualche scontro fuori l'MK Stadium. Dimenticatevi tutto ciò, nessuno sa ciò che realmente accadrà in quell'1 dicembre. Di certo, non sarà una partita come le altre.

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